Gentilissimi lettori, chi mi segue sa che di solito me la prendo nei miei lunghissimi sproloqui online contro poche cose: il caldo, la Roma, gli arbitri, Trenitalia, ATM, Atac, la tesi di laurea, e via discorrendo...
Quindi credo che vi sembrerà strano che io abbia cambiato così straordinariamente target, specialmente considerato il tipo di
lavoro che faccio e il tipo di discorsi che solitamente affronto tutti i giorni.
Beh, ho invece deciso di fare un ritorno nel (recente) passato, rimettermi i panni dello studente "incazzato", per denunciare una situazione quantomeno fastidiosa che una mia amica, nonché compagna di corso di Laurea, ha avuto modo di segnalarmi.
Premetto che il sottoscritto ha fatto tre stage, tutti e tre con orari flessibili (dove si sa quando si comincia, mai quando si finisce), con tutta la buona volontà del mondo e con la voglia di lavorare e imparare. Premetto ancora che non ho niente contro i commessi, le commesse, e che mi scuso per il tono polemico del titolo del post, che potrebbe effettivamente far venire a più di qualcuno i cinque minuti di incazzatura.
Finite le premesse. Mi è giunta voce che sul
sito della mia ex-università è disponibile un delizioso annuncio per una posizione di stage all'interno della rinomata azienda LVMH ITALIA S.p.A.
Si da il caso che, come molti studenti della mia età, la mia amica (patita di moda) abbia subito guardato la ghiotta occasione di far pratica nello splendente modo della moda milanese, e, preso il coraggio in mano, ha iniziato a leggere il testo dell'annuncio (diretto a ben 6 posizioni disponibili per studenti, badate bene, di corsi di laurea di 1° e 2° livello, ovvero laurea specialistica in comunicazione aziendale, strategia di marca). Facciamolo anche noi:
Lo stage si svolgerà all'interno del negozio Louis Vuitton in costante affiancamento ad esperti venditori. Lo stagiaire avrà la possibilità di avere una visione a 360 gradi della realtà dei beni di lusso, acquisendo competenze sui più comuni processi di vendita, sull'analisi della concorrenza e del mercato della moda e sui principi di visual merchandising. Potrà inoltre sviluppare le proprie capacità comunicative e relazionali e approfondire l'uso delle lingue straniere grazie ad un costante rapporto con la clientela.
Fermiamoci quì con il racconto. Per un momento.
Io non so se avrei chiamato, lo ammetto. Anzi, se si fosse trattato dell'azienda Pinco Pallino di Varese non avrei avuto neanche un dubbio. Avrei cestinato l'offerta, avrei scritto questo post contro la mia ex-università e contro la sua (in)capacità di selezionare offerte decenti per i suoi studenti, e il mondo sarebbe continuato a girare tranquillamente.
Caso vuole però che l'annuncio portasse una firma eccellente, quindi magari qualche timida speranza di riuscire a fare davvero qualcosa in grado di aiutarmi nei processi di "analisi della concorrenza e del mercato della moda" ce l'avrei avuta.
Certo, mi avrebbe continuato a preoccupare la frase "acquisire conoscenza sui più comuni processi di vendita" (c'è davvero bisogno di farne conoscenza? Non è una cosa che tutti sperimentiamo fin dalla prima volta che ci andiamo a comprare un gelato da bambini?) o la frase "costante rapporto con la clientela", ma potevo ancora credere che si potesse trattare di un tipo particolare di ricerche di mercato "sul posto". O che ne so, qualcosa dove affiancare persone che sul serio "masticano" i concetti nell'allestimento, della scelta del "visual merchandising" di un negozio di marca.
Invece, e ora riprendo con il racconto, non è così.
Non ho una gran memoria, per cui spero di non dimenticare passaggi chiave, ma il colloquio è stato più o meno il seguente:
Amica di r0by: "Salve! Sono quì per il colloquio! :D"
Selezionatrice: "Ah! Salve, si accomodi!"
A: "Grazie! ^_^"
S: "Mi dica, cosa si aspetta da questo stage ?"A: "Eh, non saprei, l'idea di lavorare nel visual merchandising, dove un mio amico sta facendo esperienza, mi piacerebbe molto, analizzare il mercato del lusso, ecc..."
S: "Ah, ma veramente, ecco, non sarebbe proprio così..."A: "O_o E di che si tratta allora?"
S: "Beh, il compito della stagista sarà quello di affiancare il processo di vendita, presso il nostro negozio"A: "Ah, in pratica: la commessa? -_-"
S: "Eh... Sì... In pratica si tratta di uno stage all'interno del nostro flagship store. Tre mesi di lavoro Full Time..."A: "5 giorni a settimana? *_*"
S: "No. 6! Come le dicevo, si tratta di tre mesi, dal 1° Novembre a fine Gennaio"A: "Ma quindi c'è Natale in mezzo?"
S: "Sì, però il 25 e il 26 potrà tranquillamente stare a casa, è richiesta la presenza durante gli altri giorni, però..."A: "Certo, ma vede, dopo questi tre mesi in cui farò... la commessa, ecco, mi sa dire se c'è possibilità poi di entrare davvero a far parte dell'azienda, o quantomeno di fare qualcosa in linea con il mio percorso di studi?"
S: "Non posso in questo momento prometterle niente, molto dipenderà dal suo operato o dala disponibilità di budget in quel periodo dell'anno..."A: "Capisco. Senta, lo dico col massimo rispetto per il lavoro di commessa... Ma sinceramente non è quello che pensavo"...
Ecco è leggermente romanzata come situazione, ma il succo del mio intervento si dovrebbe quantomeno intuire. Cara Louis Vuitton: perché ti serve una risorsa con una laurea specialistica per fare il commesso?
Forse perché con la frase "visual merchandising" riesci a far passare per stage una posizione lavorativa, quella della commessa per un trimeste per un periodo incasinato come quello delle ferie natalizie, che altrimenti potrebbe costare un patrimonio?
Chi lo sa. Ai posteri (e a chi vorrà commentare) l'ardua sentenza.