25 ottobre 2010

Brand Activation: Gatorade Replay

Su queste pagine ricevo spesso visite provenienti da Google con chiavi di ricerca quantomeno bizzarre, quella che mi fa sempre ridere è "universita a milano iulm si studia o si cazzeggia?", ma ogni tanto i motivi delle vostre visite casuali e randomiche sono anche correlati a cose serie di cui mi interesso veramente.

Uno dei temi più ricercati è quello della Brand Activaction, e per questo motivo voglio fornirvi in questo post un altro esempio utile per arricchire le vostre ricerche, studi, indagini, o anche solo per farvi venire un'idea nel bel mezzo di un brainstorming.




La campagna è la famosissima Gatorade Replay, che quest'anno ha vinto tutto il possibile a Cannes, e secondo me riunisce bene tutti gli elementi possibili di una campagna integrata.

18 ottobre 2010

McCann:PM quando l'ufficio diventa sala giochi

Molti di voi sapranno che Google, colosso di Mountain View, ha fondato la sua fama e successo non solo sulla bontà e il tasso innovativo dei servizi offerti online, ma anche sulla capacità di attirare a se i migliori talenti attratti dall'ottima qualità della vita che si respira nell'ambiente lavorativo.
C'è poco da fare, secondo moltissime ricerche infatti i dipendenti di Google in tutto il mondo sono i più felici di andare al lavoro e lo capisco bene: corsi, possibilità di personalizzare il proprio ufficio a piacimento e moltissime altre attività extra lavorative, chi più ne ha più ne metta (anzi, se qualcuno mi aiuta con link e post di approfondimento a supporto, che ora ovviamente non trovo, gli tiro un bacio in fronte).

Quello che però molti di voi non sapranno è che in Italia anche altre aziende si stanno muovendo in questo senso. Partendo da quella dove lavoro, che da circa 5 mesi ci ha messo a disposizione una fantastica PlayStation 3, una Wii, corsi di fotografia e degustazione di vini; fino ad arrivare alla ben più mastodontica McCann Erickson Milano, nota nel recente passato più per fatti negativi (come raccontato dall'ottimo KTTB nel post "Sciopero in McCann Erickson") che per liete novelle.


Ebbene, stasera si è svolta la prima serata del torneo di calcio balilla McCann:PM, sponsorizzato da Peroni, che ha visto coinvolti non solo i dipendenti dell'agenzia (e mi sembra il minimo) ma anche amici e ex colleghi dei dipendenti in una serata che ha visto sfidarsi parecchie vecchie conoscenze del sottoscritto di moltissime agenzie pubblicitarie, e non, milanesi.



Tralasciando la figura poco carina che ho fatto al tavolo da gioco (una vittoria e due sconfitte, mi dispiace per Paolo il mio compagno che mi è stato assegnato dalla sorte) mi sento di lodare davvero questo tipo di iniziativa. Aiuta il networking dei dipendenti, fa calare la tensione della giornata dell'ufficio, fa bere birra in compagnia e rende sicuramente agli occhi degli esterni McCann un posto "open minded" dove è potenzialmente piacevole lavorare (i prossimi turni me li gusterò da spettatore, anche se nelle pause tra un match ufficiale e l'altro la normalità è che si disputino gare all'ultimo scontro tra colleghi nuovi e vecchi).

Voi conoscete inziative simili?

11 ottobre 2010

Il manuale del giovane Social Media Manager

Riprendo e pubblico il bellissimo documento preparato dai ragazzi di TheGoodOnes, sia per l'ironia delle illustrazioni (ragazzi, i dipinti cristiani con le spade laser mi hanno fatto piegare in due dalle risate) sia per il richiamo al guerriero della luce...



Insomma, *clap clap*.


6 ottobre 2010

Cara Louis Vuitton: perché ti serve un laureato (specialistico) per fare il commesso?

Gentilissimi lettori, chi mi segue sa che di solito me la prendo nei miei lunghissimi sproloqui online contro poche cose: il caldo, la Roma, gli arbitri, Trenitalia, ATM, Atac, la tesi di laurea, e via discorrendo...

Quindi credo che vi sembrerà strano che io abbia cambiato così straordinariamente target, specialmente considerato il tipo di lavoro che faccio e il tipo di discorsi che solitamente affronto tutti i giorni.
Beh, ho invece deciso di fare un ritorno nel (recente) passato, rimettermi i panni dello studente "incazzato", per denunciare una situazione quantomeno fastidiosa che una mia amica, nonché compagna di corso di Laurea, ha avuto modo di segnalarmi.

Premetto che il sottoscritto ha fatto tre stage, tutti e tre con orari flessibili (dove si sa quando si comincia, mai quando si finisce), con tutta la buona volontà del mondo e con la voglia di lavorare e imparare. Premetto ancora che non ho niente contro i commessi, le commesse, e che mi scuso per il tono polemico del titolo del post, che potrebbe effettivamente far venire a più di qualcuno i cinque minuti di incazzatura.

Finite le premesse. Mi è giunta voce che sul sito della mia ex-università è disponibile un delizioso annuncio per una posizione di stage all'interno della rinomata azienda LVMH ITALIA S.p.A.
Si da il caso che, come molti studenti della mia età, la mia amica (patita di moda) abbia subito guardato la ghiotta occasione di far pratica nello splendente modo della moda milanese, e, preso il coraggio in mano, ha iniziato a leggere il testo dell'annuncio (diretto a ben 6 posizioni disponibili per studenti, badate bene, di corsi di laurea di 1° e 2° livello, ovvero laurea specialistica in comunicazione aziendale, strategia di marca). Facciamolo anche noi:

Lo stage si svolgerà all'interno del negozio Louis Vuitton in costante affiancamento ad esperti venditori. Lo stagiaire avrà la possibilità di avere una visione a 360 gradi della realtà dei beni di lusso, acquisendo competenze sui più comuni processi di vendita, sull'analisi della concorrenza e del mercato della moda e sui principi di visual merchandising. Potrà inoltre sviluppare le proprie capacità comunicative e relazionali e approfondire l'uso delle lingue straniere grazie ad un costante rapporto con la clientela.



Fermiamoci quì con il racconto. Per un momento.
Io non so se avrei chiamato, lo ammetto. Anzi, se si fosse trattato dell'azienda Pinco Pallino di Varese non avrei avuto neanche un dubbio. Avrei cestinato l'offerta, avrei scritto questo post contro la mia ex-università e contro la sua (in)capacità di selezionare offerte decenti per i suoi studenti, e il mondo sarebbe continuato a girare tranquillamente.

Caso vuole però che l'annuncio portasse una firma eccellente, quindi magari qualche timida speranza di riuscire a fare davvero qualcosa in grado di aiutarmi nei processi di "analisi della concorrenza e del mercato della moda" ce l'avrei avuta.
Certo, mi avrebbe continuato a preoccupare la frase "acquisire conoscenza sui più comuni processi di vendita" (c'è davvero bisogno di farne conoscenza? Non è una cosa che tutti sperimentiamo fin dalla prima volta che ci andiamo a comprare un gelato da bambini?) o la frase "costante rapporto con la clientela", ma potevo ancora credere che si potesse trattare di un tipo particolare di ricerche di mercato "sul posto". O che ne so, qualcosa dove affiancare persone che sul serio "masticano" i concetti nell'allestimento, della scelta del "visual merchandising" di un negozio di marca.

Invece, e ora riprendo con il racconto, non è così.
Non ho una gran memoria, per cui spero di non dimenticare passaggi chiave, ma il colloquio è stato più o meno il seguente:

Amica di r0by: "Salve! Sono quì per il colloquio! :D"
Selezionatrice: "Ah! Salve, si accomodi!"
A: "Grazie! ^_^"
S: "Mi dica, cosa si aspetta da questo stage ?"
A: "Eh, non saprei, l'idea di lavorare nel visual merchandising, dove un mio amico sta facendo esperienza, mi piacerebbe molto, analizzare il mercato del lusso, ecc..."
S: "Ah, ma veramente, ecco, non sarebbe proprio così..."
A: "O_o E di che si tratta allora?"
S: "Beh, il compito della stagista sarà quello di affiancare il processo di vendita, presso il nostro negozio"
A: "Ah, in pratica: la commessa? -_-"
S: "Eh... Sì... In pratica si tratta di uno stage all'interno del nostro flagship store. Tre mesi di lavoro Full Time..."
A: "5 giorni a settimana? *_*"
S: "No. 6! Come le dicevo, si tratta di tre mesi, dal 1° Novembre a fine Gennaio"
A: "Ma quindi c'è Natale in mezzo?"
S: "Sì, però il 25 e il 26 potrà tranquillamente stare a casa, è richiesta la presenza durante gli altri giorni, però..."
A: "Certo, ma vede, dopo questi tre mesi in cui farò... la commessa, ecco, mi sa dire se c'è possibilità poi di entrare davvero a far parte dell'azienda, o quantomeno di fare qualcosa in linea con il mio percorso di studi?"
S: "Non posso in questo momento prometterle niente, molto dipenderà dal suo operato o dala disponibilità di budget in quel periodo dell'anno..."
A: "Capisco. Senta, lo dico col massimo rispetto per il lavoro di commessa... Ma sinceramente non è quello che pensavo"...


Ecco è leggermente romanzata come situazione, ma il succo del mio intervento si dovrebbe quantomeno intuire. Cara Louis Vuitton: perché ti serve una risorsa con una laurea specialistica per fare il commesso?

Forse perché con la frase "visual merchandising" riesci a far passare per stage una posizione lavorativa, quella della commessa per un trimeste per un periodo incasinato come quello delle ferie natalizie, che altrimenti potrebbe costare un patrimonio?

Chi lo sa. Ai posteri (e a chi vorrà commentare) l'ardua sentenza.