6 ottobre 2010

Cara Louis Vuitton: perché ti serve un laureato (specialistico) per fare il commesso?

Gentilissimi lettori, chi mi segue sa che di solito me la prendo nei miei lunghissimi sproloqui online contro poche cose: il caldo, la Roma, gli arbitri, Trenitalia, ATM, Atac, la tesi di laurea, e via discorrendo...

Quindi credo che vi sembrerà strano che io abbia cambiato così straordinariamente target, specialmente considerato il tipo di lavoro che faccio e il tipo di discorsi che solitamente affronto tutti i giorni.
Beh, ho invece deciso di fare un ritorno nel (recente) passato, rimettermi i panni dello studente "incazzato", per denunciare una situazione quantomeno fastidiosa che una mia amica, nonché compagna di corso di Laurea, ha avuto modo di segnalarmi.

Premetto che il sottoscritto ha fatto tre stage, tutti e tre con orari flessibili (dove si sa quando si comincia, mai quando si finisce), con tutta la buona volontà del mondo e con la voglia di lavorare e imparare. Premetto ancora che non ho niente contro i commessi, le commesse, e che mi scuso per il tono polemico del titolo del post, che potrebbe effettivamente far venire a più di qualcuno i cinque minuti di incazzatura.

Finite le premesse. Mi è giunta voce che sul sito della mia ex-università è disponibile un delizioso annuncio per una posizione di stage all'interno della rinomata azienda LVMH ITALIA S.p.A.
Si da il caso che, come molti studenti della mia età, la mia amica (patita di moda) abbia subito guardato la ghiotta occasione di far pratica nello splendente modo della moda milanese, e, preso il coraggio in mano, ha iniziato a leggere il testo dell'annuncio (diretto a ben 6 posizioni disponibili per studenti, badate bene, di corsi di laurea di 1° e 2° livello, ovvero laurea specialistica in comunicazione aziendale, strategia di marca). Facciamolo anche noi:

Lo stage si svolgerà all'interno del negozio Louis Vuitton in costante affiancamento ad esperti venditori. Lo stagiaire avrà la possibilità di avere una visione a 360 gradi della realtà dei beni di lusso, acquisendo competenze sui più comuni processi di vendita, sull'analisi della concorrenza e del mercato della moda e sui principi di visual merchandising. Potrà inoltre sviluppare le proprie capacità comunicative e relazionali e approfondire l'uso delle lingue straniere grazie ad un costante rapporto con la clientela.



Fermiamoci quì con il racconto. Per un momento.
Io non so se avrei chiamato, lo ammetto. Anzi, se si fosse trattato dell'azienda Pinco Pallino di Varese non avrei avuto neanche un dubbio. Avrei cestinato l'offerta, avrei scritto questo post contro la mia ex-università e contro la sua (in)capacità di selezionare offerte decenti per i suoi studenti, e il mondo sarebbe continuato a girare tranquillamente.

Caso vuole però che l'annuncio portasse una firma eccellente, quindi magari qualche timida speranza di riuscire a fare davvero qualcosa in grado di aiutarmi nei processi di "analisi della concorrenza e del mercato della moda" ce l'avrei avuta.
Certo, mi avrebbe continuato a preoccupare la frase "acquisire conoscenza sui più comuni processi di vendita" (c'è davvero bisogno di farne conoscenza? Non è una cosa che tutti sperimentiamo fin dalla prima volta che ci andiamo a comprare un gelato da bambini?) o la frase "costante rapporto con la clientela", ma potevo ancora credere che si potesse trattare di un tipo particolare di ricerche di mercato "sul posto". O che ne so, qualcosa dove affiancare persone che sul serio "masticano" i concetti nell'allestimento, della scelta del "visual merchandising" di un negozio di marca.

Invece, e ora riprendo con il racconto, non è così.
Non ho una gran memoria, per cui spero di non dimenticare passaggi chiave, ma il colloquio è stato più o meno il seguente:

Amica di r0by: "Salve! Sono quì per il colloquio! :D"
Selezionatrice: "Ah! Salve, si accomodi!"
A: "Grazie! ^_^"
S: "Mi dica, cosa si aspetta da questo stage ?"
A: "Eh, non saprei, l'idea di lavorare nel visual merchandising, dove un mio amico sta facendo esperienza, mi piacerebbe molto, analizzare il mercato del lusso, ecc..."
S: "Ah, ma veramente, ecco, non sarebbe proprio così..."
A: "O_o E di che si tratta allora?"
S: "Beh, il compito della stagista sarà quello di affiancare il processo di vendita, presso il nostro negozio"
A: "Ah, in pratica: la commessa? -_-"
S: "Eh... Sì... In pratica si tratta di uno stage all'interno del nostro flagship store. Tre mesi di lavoro Full Time..."
A: "5 giorni a settimana? *_*"
S: "No. 6! Come le dicevo, si tratta di tre mesi, dal 1° Novembre a fine Gennaio"
A: "Ma quindi c'è Natale in mezzo?"
S: "Sì, però il 25 e il 26 potrà tranquillamente stare a casa, è richiesta la presenza durante gli altri giorni, però..."
A: "Certo, ma vede, dopo questi tre mesi in cui farò... la commessa, ecco, mi sa dire se c'è possibilità poi di entrare davvero a far parte dell'azienda, o quantomeno di fare qualcosa in linea con il mio percorso di studi?"
S: "Non posso in questo momento prometterle niente, molto dipenderà dal suo operato o dala disponibilità di budget in quel periodo dell'anno..."
A: "Capisco. Senta, lo dico col massimo rispetto per il lavoro di commessa... Ma sinceramente non è quello che pensavo"...


Ecco è leggermente romanzata come situazione, ma il succo del mio intervento si dovrebbe quantomeno intuire. Cara Louis Vuitton: perché ti serve una risorsa con una laurea specialistica per fare il commesso?

Forse perché con la frase "visual merchandising" riesci a far passare per stage una posizione lavorativa, quella della commessa per un trimeste per un periodo incasinato come quello delle ferie natalizie, che altrimenti potrebbe costare un patrimonio?

Chi lo sa. Ai posteri (e a chi vorrà commentare) l'ardua sentenza.

11 commenti:

  1. E' il sistema, bellezza..
    Purtroppo è così, grandi parole e pochi fatti, soprattutto - non mi vergogno a dirlo - per chi è laureato.. Chi ha fatto una scelta diversa, e si è buttato a 19-20 anni nel mondo del lavoro, oggi ha sgobbato a lungo, ma talvolta quantomeno vede la luce in fondo al tunnel.
    Chi ha "perso tempo" sui libri no: va sfruttato.
    Per chiudere la serie di banalità da me dette sopra, aggiungo che (per esperienza diretta!) anche le agenzie di lavoro interinale spesso propongono stage o anche contratti a tempo determinato con nomi pomposi e poi.. Vogliono farti fare il cassiere all'Ikea.
    Ma io ero qui per lavorare in amministrazione!

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  2. Attenzione, si tratta di un lavoro di commessa volendo semplificare... ma non è proprio così, e la selezionatrice se non è stata capace di spiegarlo è una incapace.
    Parlo con cognizione di causa perché una mia ex azienda ha realizzato un progettone IT per Fendi (quindi un brand nello stesso mercato, che usa le stesse strategie, paragonabile etc etc) e ho passato un buon numero di ore nei negozi della loro catena.
    Il "commesso" o la "commessa" in quel tipo di store è di fatto un account, un commerciale. Ci sono regole ben precise sull'ingaggio del cliente (memorandum appesi ovunque nelle stanzette private del negozio) e strategie precise su come parlare ai clienti e motivarli all'acquisto. Senza contare che spessissimo i clienti sono stranieri (ergo meglio se sai parlare 2 o 3 lingue).
    Mi rendo conto che ti sembra assurdo ma non è facile agevolare la vendita di una borsa da 2.000 euro o di un cappottino da 8.000, anche per chi è sfondato di soldi.
    Ora io non so come sia la retribuzione, ma non sarei scandalizzato se un "commesso" di questo tipo avesse un fisso (magari anche elevato) più un variabile legato a ciò che vendi.
    Tutto sommato non ci sarebbe niente di scandaloso messa così: è l'equivalente dell'ingegnere che fa l'operaio specializzato, prassi ampiamente consolidata e corretta.
    Ci sono lavori che puoi improvvisare, lavori per cui basta essere portati e lavori dove devi aver studiato: questa è una figura borderline, dove essere laureati ti da la garanzia di essere idoneo, ma certamente un non-laureato "smart" può adempiere allo stesso ruolo. Che poi il laureato possa fare ben di meglio mi pare ovvio, ma anche il laureato in informatica comincia partendo dall'helpdesk...

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  3. Thomas, hai sicuramente ragione... ma il "punto" che non hai colto, molto probabilmente, è che lo stagista fa quel lavoro GRATIS, quindi niente fisso o variabile legato alle vendite. Lo stagista è semplicemente "due mani in più da usare nei periodi di piena" (come il periodo natalizio), e quando finisce il periodo arrivederci a grazie.
    E' questa la cosa che fa incazzare, IMHO...

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  4. Concordo pienamente con Giovy, è una presa in giro e uno sfruttamento.

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  5. Ciao! Mi piace molto il tuo testo! Tutti vogliono sfruttare gli studenti e neo-laureati con pseudo offerte di stage quando in realtà il lavoro non c'entra per niente con gli studi... Sto trovando molta dificoltà in questo senso in Italia...

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  6. Mah Roby,
    è una prassi talmente diffusa questa degli "stage" che non mi stupisce affatto!
    Il problema è che non c'è alcun tipo di regolazione/legge che proibisca alle aziende di spacciare per stage attività di questo tipo...soprattutto perchè un "poi" dopo lo stage è una cosa sempre più irraggiungibile!

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  7. beh, c'è di peggio....
    Racconto la mia esperienza, sono un architetto iscritto all'albo, anni 32.
    Mi chiama una società di costruzioni per un contratto a progetto, mi reco al colloquio e mi dicono che posso iniziare dal giorno dopo (con il mio pc) e mi propongono il seguente orario di lavoro: dal lunedì al venerdì 9-19 e sabato 9-13, stipendio 500 euro mensili, faccio presente che la cosa è quantomeno umiliante e mi rispondono che in effetti è uno stage.... non voglio esprimere quello che penso. ciao a tutti

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  8. Due precisazioni in risposta ai commenti ricevuti:
    - lo stage prevedeva un rimborso spese in linea con la media gli stage milanesi;
    - la mia opinione non è che fare la commessa da LV sia una cosa svilente, o facile. Sto dicendo che non la ritengo un'esperienza formativa in linea con il corso di laurea. Fare il "commesso specializzato" non rientra (IMHO) nelle possibili aspirazioni di uno studente del corso di Laurea in comunicazione d'impresa e di marca.

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  9. Ti ho letta tutta d'un fiato. Mi aggrego al club delle ricercatrici di lavoro che passano sotto le armi degli stage più improbabili. Ne ho viste tante. E mi sono buttata giù, perché è normale, credo, restare delusi da esperienze come quella di cui parli. Poi però ho rimboccato le maniche e ho capito che potevo evitare di perdere tempo con certi inutili colloqui affinando le mie arti di ricerca lavoro. Inutile tappezzare il mondo di curricula. Ho cominciato ad andare mirata e ho decisamente migliorato. Soprattutto, ho concentrato i miei sforzi su quelle che corrispondono al mio percorso di studi e di carriera. Ho trovato un sito specializzato in offerte per neolaureati e laureati con qualche anno d'esperienza. Le offerte di lavoro che ho trovato qui erano più "centrate" e ho avuto la possibilità di fare colloqui con aziende e persone professionali. Mi pare un bel risultato! Quindi, non mollare. Marina

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  10. Avviso ai naviganti, il dibattito si è spostato su un altro blog (http://crisiesviluppo.manageritalia.it/2010/10/gli-sportelli-stage-delle-universita-esperienze-e-consigli/) e su un FriendFeed (http://friendfeed.com/r0by/0db3d6b5/cara-louis-vuitton-perche-ti-serve-un-laureato), per chi avesse voglia di approfondire ed intervenire.

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