Dedico questo post ai tanti, tantissimi studenti che come il sottoscritto stanno scrivendo la tesi di laurea, o che si stanno apprestando a farlo, o anche solo che vedono il traguardo da lontano.
La mia esperienza personale, da Studente di Comunicazione (prima Scienze della, ora sono passato al molto più vendibile Comunicazione e Strategia della marca e del consumatore) mi porta a dire che scrivere una tesi è una delle cose più mortali e annichilenti che esistano.
L'opinione vale specialmente per chi come me a partire dai 22 anni in poi vorrebbe anche iniziare a lavorare, a mettere cioè in pratica le cose che ha imparato sui banchi di scuola e nei corsi Universitari.
In un giorno le ore passate davanti al computer per chi svolge entrambe le attività di tesi e di lavoro, diventano infinite, si allungano, arrivano anche fino alla tarda notte passata magari alla ricerca smodata dell'articolo giusto, della fonte, dell'aggancio che ti potrebbe essere utile per trovare la conclusione giusta per un paragrafo o per un capitolo
Io sostengo in questo mio blog, che in alcuni casi scrivere una tesi è una prassi obsoleta, qualcosa che andrebbe abolito, in quanto potenzialmente dannoso (nonchè inutile) per la vita e la crescita di una persona.
Fermi tutti, è ovviamente una provocazione, ma valutatela considerando la situazione di un laureando del nuovo ordinamento come me: ho scritto in questi anni la tesina della triennale (che sono diventate due nel mio caso, ma vabbè, tralasciamo le stranezze di Roma TRE); e adesso devo rimettermi a scrivere di nuovo un'altra tesi, molto più lunga delle precedenti, quando invece vorrei semplicemente darmi da fare, apprendere ancora di più, liberarmi da questo fardello chiamato Università e crearmi un'indipendenza e una capacità professionale in grado di far crescere me e chi mi sta intorno.
Qualcuno ha commentato che no, la mia considerazione, o provocazione, è sbagliata. Per loro è giusto far produrre a uno studente un tomo da 200 pagine almeno una volta nella vita; è giusto verificare la capacità di produzione scritta: benissimo, ok, rendetelo un esame, che ne so, chiamiamolo capacità di scrittura professionale, chiamiamolo come vi pare, ma non obbligate le persone a ridursi così nel bel mezzo del loro primo ingresso nel mondo del lavoro.
"Dannazione, sono in Università di Comunicazione, se non sono in grado di scrivere non mi dovete far laureare, non dovete permettermi di arrivare nel mercato del lavoro in una condizione tale da non essere in grado di mandare una mail a un cliente..."
Questo, il flusso di coscienza che continua a passarmi nella testa in queste ore.
Secondo il mio modestissimo parere - e ora finisco per tornare alle mie amare pagine notturne - andrebbe unificata la tesi di laurea di specialistica e triennale, è inutile farne fare una prima, una dopo... ma che vuol dire?
Andrebbe verificata a priori la capacità di produzione scritta di uno studente. Forse anche prima dell'iscrizione ai corsi universitari.
Andrebbe reso molto più chiaro l'iter attraverso il quale uno studente deve fare i suoi step di crescita personale, le Università ci richiedono di fare uno stage, che duri giusto quel piccolo lasso di tempo (dalle 250 ore in su) che consenta di fare esperienza, e che ti permetta poi di buttarti a capofitto nella tesi.
Tanto si sa, tutti nel mondo del lavoro sono lì che ti aspettano a braccia aperte, che proprio attendono il momento in cui avrai finito di citare milleduecento autori alla fine di un enorme documento che la maggioranza delle persone a cui potrebbe essere indirizzato non leggerà; e in cui moltissimi studenti (io, e molti miei colleghi) non credono più ormai da tempo.
sono pienamente d accordo!! inoltre io non riesco nemmeno a trovare bene l'argomento della tesi,perchè alla mia prof non va bene niente!se sapete qualcosa sulla comunicazione di crisi fatemi sapere!!! comunque post giustissimo il tuo!
RispondiEliminahai scritto un indipendenza senza apostrofo. E' meglio che la scrivi:)
RispondiEliminaGrazie per la correzione :)
RispondiEliminad'accordissimo! ma si sa, meglio attenersi a pratiche obsolete e polverose piuttosto che mettersi d'impegno e dare un senso e un valore ai percorsi universitari...
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