Non ho seguito approfonditamente il festival, per i motivi che i lettori più assidui del mio blog immaginano, ma il fatto che vorrei sottolineare da studente di comunicazione è che quest'anno il Festival di San Remo non è stato altro che una riedizione dei reality show di maggior successo della scena televisiva italiana.
Il concetto che volevo esprimere è stato già espresso, meglio, dal mio amico blogger SigurRos, nel suo ( ) che invito tutti voi a leggere.
Questo il post, che cito nei punti più interessanti:
Probabilmente San Remo non è mai stato un evento musicale e chi lo organizza oggi, sicuramente non ha l'interesse che lo sia. Nel caso in cui si considerasse la musica come cultura, la conseguenza è che la cultura annoia e in tv non va bene. Nel caso in cui la musica non venisse considerata cultura (questo è quanto pensa buona parte del Paese), la conseguenza è quanto avviene nel Festival: un evento mediatico, specificamente televisivo.
Magari poi anche quest'anno, qualche canzone salvabile c'è pure (Cristicchi? Noemi?). Ogni anno qualcosa c'è (sembra sempre meno). Ogni anno si ricorre alla formula "questa non è male, c'è di peggio". Anche questo è sintomo della qualità infima delle proposte. Ma dicevamo, ciò non interessa. Anche dei vincitori non è mai fregato a nessuno, se non la prima settimana.
Visto che siamo in tempo allora parliamone. Valerio Scanu, Emanuele Filiberto-Pupo-Tenore, Marco Mengoni. Tutti e tre sono prodotti televisivi, non musicali, in perfetta sintonia col ragionamento di prima. Il risultato del televoto è coerente: le tre proposte hanno ampiamente sfruttato il meccanismo.
Scanu viene da Amici e non l'ha nemmeno vinto; Mengoni viene da X-Factor; Pupo è un conduttore televisivo, mentre Emanuele Filiberto non è il Principe, bensì "il vincitore di Ballando con le stelle". La Repubblica Italiana è salva quindi(?)... (continua)
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