25 ottobre 2010

Brand Activation: Gatorade Replay

Su queste pagine ricevo spesso visite provenienti da Google con chiavi di ricerca quantomeno bizzarre, quella che mi fa sempre ridere è "universita a milano iulm si studia o si cazzeggia?", ma ogni tanto i motivi delle vostre visite casuali e randomiche sono anche correlati a cose serie di cui mi interesso veramente.

Uno dei temi più ricercati è quello della Brand Activaction, e per questo motivo voglio fornirvi in questo post un altro esempio utile per arricchire le vostre ricerche, studi, indagini, o anche solo per farvi venire un'idea nel bel mezzo di un brainstorming.




La campagna è la famosissima Gatorade Replay, che quest'anno ha vinto tutto il possibile a Cannes, e secondo me riunisce bene tutti gli elementi possibili di una campagna integrata.

18 ottobre 2010

McCann:PM quando l'ufficio diventa sala giochi

Molti di voi sapranno che Google, colosso di Mountain View, ha fondato la sua fama e successo non solo sulla bontà e il tasso innovativo dei servizi offerti online, ma anche sulla capacità di attirare a se i migliori talenti attratti dall'ottima qualità della vita che si respira nell'ambiente lavorativo.
C'è poco da fare, secondo moltissime ricerche infatti i dipendenti di Google in tutto il mondo sono i più felici di andare al lavoro e lo capisco bene: corsi, possibilità di personalizzare il proprio ufficio a piacimento e moltissime altre attività extra lavorative, chi più ne ha più ne metta (anzi, se qualcuno mi aiuta con link e post di approfondimento a supporto, che ora ovviamente non trovo, gli tiro un bacio in fronte).

Quello che però molti di voi non sapranno è che in Italia anche altre aziende si stanno muovendo in questo senso. Partendo da quella dove lavoro, che da circa 5 mesi ci ha messo a disposizione una fantastica PlayStation 3, una Wii, corsi di fotografia e degustazione di vini; fino ad arrivare alla ben più mastodontica McCann Erickson Milano, nota nel recente passato più per fatti negativi (come raccontato dall'ottimo KTTB nel post "Sciopero in McCann Erickson") che per liete novelle.


Ebbene, stasera si è svolta la prima serata del torneo di calcio balilla McCann:PM, sponsorizzato da Peroni, che ha visto coinvolti non solo i dipendenti dell'agenzia (e mi sembra il minimo) ma anche amici e ex colleghi dei dipendenti in una serata che ha visto sfidarsi parecchie vecchie conoscenze del sottoscritto di moltissime agenzie pubblicitarie, e non, milanesi.



Tralasciando la figura poco carina che ho fatto al tavolo da gioco (una vittoria e due sconfitte, mi dispiace per Paolo il mio compagno che mi è stato assegnato dalla sorte) mi sento di lodare davvero questo tipo di iniziativa. Aiuta il networking dei dipendenti, fa calare la tensione della giornata dell'ufficio, fa bere birra in compagnia e rende sicuramente agli occhi degli esterni McCann un posto "open minded" dove è potenzialmente piacevole lavorare (i prossimi turni me li gusterò da spettatore, anche se nelle pause tra un match ufficiale e l'altro la normalità è che si disputino gare all'ultimo scontro tra colleghi nuovi e vecchi).

Voi conoscete inziative simili?

11 ottobre 2010

Il manuale del giovane Social Media Manager

Riprendo e pubblico il bellissimo documento preparato dai ragazzi di TheGoodOnes, sia per l'ironia delle illustrazioni (ragazzi, i dipinti cristiani con le spade laser mi hanno fatto piegare in due dalle risate) sia per il richiamo al guerriero della luce...



Insomma, *clap clap*.


6 ottobre 2010

Cara Louis Vuitton: perché ti serve un laureato (specialistico) per fare il commesso?

Gentilissimi lettori, chi mi segue sa che di solito me la prendo nei miei lunghissimi sproloqui online contro poche cose: il caldo, la Roma, gli arbitri, Trenitalia, ATM, Atac, la tesi di laurea, e via discorrendo...

Quindi credo che vi sembrerà strano che io abbia cambiato così straordinariamente target, specialmente considerato il tipo di lavoro che faccio e il tipo di discorsi che solitamente affronto tutti i giorni.
Beh, ho invece deciso di fare un ritorno nel (recente) passato, rimettermi i panni dello studente "incazzato", per denunciare una situazione quantomeno fastidiosa che una mia amica, nonché compagna di corso di Laurea, ha avuto modo di segnalarmi.

Premetto che il sottoscritto ha fatto tre stage, tutti e tre con orari flessibili (dove si sa quando si comincia, mai quando si finisce), con tutta la buona volontà del mondo e con la voglia di lavorare e imparare. Premetto ancora che non ho niente contro i commessi, le commesse, e che mi scuso per il tono polemico del titolo del post, che potrebbe effettivamente far venire a più di qualcuno i cinque minuti di incazzatura.

Finite le premesse. Mi è giunta voce che sul sito della mia ex-università è disponibile un delizioso annuncio per una posizione di stage all'interno della rinomata azienda LVMH ITALIA S.p.A.
Si da il caso che, come molti studenti della mia età, la mia amica (patita di moda) abbia subito guardato la ghiotta occasione di far pratica nello splendente modo della moda milanese, e, preso il coraggio in mano, ha iniziato a leggere il testo dell'annuncio (diretto a ben 6 posizioni disponibili per studenti, badate bene, di corsi di laurea di 1° e 2° livello, ovvero laurea specialistica in comunicazione aziendale, strategia di marca). Facciamolo anche noi:

Lo stage si svolgerà all'interno del negozio Louis Vuitton in costante affiancamento ad esperti venditori. Lo stagiaire avrà la possibilità di avere una visione a 360 gradi della realtà dei beni di lusso, acquisendo competenze sui più comuni processi di vendita, sull'analisi della concorrenza e del mercato della moda e sui principi di visual merchandising. Potrà inoltre sviluppare le proprie capacità comunicative e relazionali e approfondire l'uso delle lingue straniere grazie ad un costante rapporto con la clientela.



Fermiamoci quì con il racconto. Per un momento.
Io non so se avrei chiamato, lo ammetto. Anzi, se si fosse trattato dell'azienda Pinco Pallino di Varese non avrei avuto neanche un dubbio. Avrei cestinato l'offerta, avrei scritto questo post contro la mia ex-università e contro la sua (in)capacità di selezionare offerte decenti per i suoi studenti, e il mondo sarebbe continuato a girare tranquillamente.

Caso vuole però che l'annuncio portasse una firma eccellente, quindi magari qualche timida speranza di riuscire a fare davvero qualcosa in grado di aiutarmi nei processi di "analisi della concorrenza e del mercato della moda" ce l'avrei avuta.
Certo, mi avrebbe continuato a preoccupare la frase "acquisire conoscenza sui più comuni processi di vendita" (c'è davvero bisogno di farne conoscenza? Non è una cosa che tutti sperimentiamo fin dalla prima volta che ci andiamo a comprare un gelato da bambini?) o la frase "costante rapporto con la clientela", ma potevo ancora credere che si potesse trattare di un tipo particolare di ricerche di mercato "sul posto". O che ne so, qualcosa dove affiancare persone che sul serio "masticano" i concetti nell'allestimento, della scelta del "visual merchandising" di un negozio di marca.

Invece, e ora riprendo con il racconto, non è così.
Non ho una gran memoria, per cui spero di non dimenticare passaggi chiave, ma il colloquio è stato più o meno il seguente:

Amica di r0by: "Salve! Sono quì per il colloquio! :D"
Selezionatrice: "Ah! Salve, si accomodi!"
A: "Grazie! ^_^"
S: "Mi dica, cosa si aspetta da questo stage ?"
A: "Eh, non saprei, l'idea di lavorare nel visual merchandising, dove un mio amico sta facendo esperienza, mi piacerebbe molto, analizzare il mercato del lusso, ecc..."
S: "Ah, ma veramente, ecco, non sarebbe proprio così..."
A: "O_o E di che si tratta allora?"
S: "Beh, il compito della stagista sarà quello di affiancare il processo di vendita, presso il nostro negozio"
A: "Ah, in pratica: la commessa? -_-"
S: "Eh... Sì... In pratica si tratta di uno stage all'interno del nostro flagship store. Tre mesi di lavoro Full Time..."
A: "5 giorni a settimana? *_*"
S: "No. 6! Come le dicevo, si tratta di tre mesi, dal 1° Novembre a fine Gennaio"
A: "Ma quindi c'è Natale in mezzo?"
S: "Sì, però il 25 e il 26 potrà tranquillamente stare a casa, è richiesta la presenza durante gli altri giorni, però..."
A: "Certo, ma vede, dopo questi tre mesi in cui farò... la commessa, ecco, mi sa dire se c'è possibilità poi di entrare davvero a far parte dell'azienda, o quantomeno di fare qualcosa in linea con il mio percorso di studi?"
S: "Non posso in questo momento prometterle niente, molto dipenderà dal suo operato o dala disponibilità di budget in quel periodo dell'anno..."
A: "Capisco. Senta, lo dico col massimo rispetto per il lavoro di commessa... Ma sinceramente non è quello che pensavo"...


Ecco è leggermente romanzata come situazione, ma il succo del mio intervento si dovrebbe quantomeno intuire. Cara Louis Vuitton: perché ti serve una risorsa con una laurea specialistica per fare il commesso?

Forse perché con la frase "visual merchandising" riesci a far passare per stage una posizione lavorativa, quella della commessa per un trimeste per un periodo incasinato come quello delle ferie natalizie, che altrimenti potrebbe costare un patrimonio?

Chi lo sa. Ai posteri (e a chi vorrà commentare) l'ardua sentenza.

7 agosto 2010

500 giorni d'estate




E' iniziata ufficialmente la mia estate, vado in vacanza suggerendo a voi tutti un film che davvero mi ha toccato, coinvolto, e ricordato che nel cinema ci sono registi e film che vale la pena scoprire.

Gustatevi queste due fantastiche scene di (500) giorni insieme (500 days of summer), però attenti, vi potreste spoilerare grosse parti del film.

Al di là delle ottime scelte di regia ho scelto di segnalarle anche perché hanno entrambe due colonne sonore davvero azzeccate, una è Regina Spektor, con Hero; l'altra è You Make My Dreams, degli Hall & Oates. Non a caso il regista, Marc Webb, ha cominciato la sua carriera proprio come regista di videoclip...

Buone ferie a tutti :)


r0by

9 luglio 2010

Campagna pubblicitaria Fiat 500 Disconnect

La pubblicità riuscirà a sopravvivere all'era dei Social Network e dei Social Media?
Questa è una domanda che da parecchi mesi leggo su blog di settore, l'ho sentita anche pronunciare in molte conferenze affollate da professionisti di ogni genere.

La risposta ovviamente non c'è, e non è mio ardire fornirla in questa sede. Secondo me questa campagna pubblicitaria Fiat, che voglio proporvi oggi, rispecchia chiaramente un modo divertente e interessante che i creativi di Independent Ideas hanno inventato per "rimediare" il linguaggio del re dei social network: Facebook.













Io ho scelto quelle che a me sono piaciute di più, le trovate tutte su YouTube
Tra tag, richieste d'amicizia, wall posts e quant'altro io non ho smesso di ridere neanche un secondo, e voi?

6 maggio 2010

Oggi non voglio parlare di calcio

"non si riescono sempre ad ignorare offese così pesanti, dirette ad infangare una città ed un intero popolo. Soprattutto poi quando questi continui e costanti insulti provengono sempre dalla stessa persona, che fa della provocazione sistematica il suo biglietto da visita"
F. Totti

Cosa intende con loro sono bravi a mettere pressione?
"Sono bravi, sono compatti, sono fisici, anche nel mettere pressione all'arbitro, agli avversari. Le altre volte eravamo riusciti a giocare a calcio e a non distrarci. Oggi no. Comunque loro sono bravi e lo sanno fare bene,poi sono un armata, sono compatti e forti. Fisicamente comunque stiamo bene e abbiamo dato il massimo".
Pressione scientifica dell'Inter ha detto?
"Si lo fanno sempre, sono bravissimi, sono caratteriali. E' un complimento non una critica. Non voglio parlare di arbitri, fatela voi la critica, a me non è mai piaciuto".
Claudio Ranieri

Comunque loro sono forti ed hanno campioni, poi a volte hanno atteggiamenti che infastidiscono. Totti? è stato steso tante volte, ogni volta che c'è lui si parla sempre di qualcosa. Così come le polemiche al derby. Anche Chivu mi sembra non si sia comportato bene alla fine ha fatto dei gesti che non ci sono piaciuti".
Luca Toni

ARBITRO RIZZOLI 5: Bravo (merito dell'assistente Di Liberatore) a pescare il fuorigioco di Milito, che realizza a gioco fermo. Ma si ferma lì. Grazia Materazzi quando aggancia Vucinic lanciato verso la porta avversaria e, cinque minuti dopo, quando si lascia cadere in area romanista per un tocca che non c'è di Mexes. Samuel trascina a terra Toni: per lui è fallo di Luca. Nella ripresa, mostra il rosso a Totti. Una delle poche decisioni ineccepibili.

"Una settimana a parlare di Busquet, ma ieri sera attori da Oscar"
ISCR


Faccio parlare altri che hanno detto già quello che penso.

20 aprile 2010

Foto contest UGC - Maxibon Bitemore

Ciao a tutti, scrivo dopo un po' di tempo per proporre una nuova segnalazione di Brand Activation interessante.
Stavolta si tratta di un concorso, Maxibon Bite More, con un video molto accattivante che praticamente fa da traino a un nuovo contest basato sui meccanismi dello user generated content (un altro?).



La dinamica non mi è ancora chiarissima, ma da quanto ho capito comunque il succo è: portando a termine delle missioni fotografiche in giro per l'Europa e caricando le proprie creazioni sul sito bitemore.it si può vincere o un iphone 3gs, o un viaggio cts.

Il video, la cui colonna sonora è la bellissima canzone: "I Can Talk" dei "Two door cinema club" mi è piaciuto molto, e ho pensato di segnalarlo perché può essere un buono spunto per approfondire il tema dei concorsi user generated realizzati dalle grandi marche della GDO (in questo caso Nestlé).

Secondo voi il pubblico dei "nativi digitali" è maturo per adottare questo tipo di dinamiche?
Quante foto potranno realmente ricevere sul loro portale?

(preciso che non voglio far critica, quanto sollevare una discussione sull'argomento).

1 aprile 2010

Brand Activation di Heineken

Visto che la mia tesi di laurea affrontava il tema della Brand Activation, e visto che molte persone si domandano "ma cos'è la Brand Activation?" (ma non utilizzando proprio questi termini) vi faccio vedere un paio di video casehistory di Heineken che vi chiariranno totalmente il concetto...

Una delle due ha anche appena vinto due ori ai Giovani Leoni 2010





Magari avessi potuto usarli nella discussione :)

(informazione di servizio: mi sono laureato)

23 marzo 2010

Come trovare lavoro oggi

Uno dei motivi per cui nel 2007 ho lasciato Roma per trasferirmi a Milano è legato a un tema molto caro ai giovani studenti di oggi: come evitare di far trasformare il nostro titolo di studenti della comunicazione in disoccupati della comunicazione.

Non è una prospettiva nuova, anzi, in molti settori e facoltà, anche quelle cosiddette forti conosco molte persone che fanno fatica a uscire fuori dalla "culla" dell'università italiana, a trovare cioè una realizzazione nel mondo del lavoro sia dal punto di vista economico che da quello della gratificazione professionale.

Un po' come sostenuto in un recente episodio di Boris, il futuro di noi giovani, in una città come Roma sembrava riassumibile in questo modo:



Le cose, sempre secondo le mie esperienze, nel nord sono leggermente diverse:

  • vuoi perché c'è un maggior numero di aziende
  • vuoi perché le università sono più inserite nel tessuto industriale/terziario.

Fatto sta che "in giro" sento molte persone che la loro strada la stanno trovando, a fatica, con difficoltà, ma piano piano stanno trovando la loro strada.

E tutti quelli che invece non ce la fanno? Che consigli si può dare loro ?

A tal proposito vi propongo questo post scritto dai manager per i giovani, dove vengono raccolti consigli, suggerimenti per chi non ha "santi in paradiso" ma ha tanta voglia di mettersi in gioco.

21 marzo 2010

Il piega vestiti di Sheldon Cooper

Sono recentemente diventato un Big Bang Theory addicted (scusate il colpevole ritardo), e questa nuova ossessione mi ha già fatto scoprire una cosa che cambierà per sempre il corso della mia esistenza:

Esiste questo:

9 marzo 2010

Perché #difenderelarete ? (Ovvero portiamo Twitter in Parlamento).



Giovedì prossimo, 11 marzo, sarà in Italia Lawrence Lessig autore di REMIX, testo fondamentale per capire le nuove dinamiche che sottendono al diritto d'autore e alla fruizione di contenuti e informazione: colui che ha fondato Creative Commons e che ha fatto da advisor a Obama nella sua campagna elettorale. L'incontro sarà a Montecitorio, presso il Parlamento italiano e si parlerà di libertà e diritto all'informazione, di contenuti digitali e fruizione, di copyright e pirateria, di Internet e politica.

In occasione di questo incontro che vedrà la presenza di persone che da anni lavorano per la Rete, invece di chiederci di mandare via twitter le nostre domande Capitale Digitale ha pensato di portare alla Camera le nostre risposte. Le risposte alla domanda: perché dobbiamo difendere la rete?

Se in questi giorni scriviamo su Twitter i motivi e usiamo il tag #difenderelarete, i Tweet verranno consegnati a Lessig e al Presidente della Camera e verranno consultati e discussi durante il dibattito.

Io comincio a twittare, e voi?

24 febbraio 2010

Come and dance Rihanna



L'idea della Nokia di cui voglio parlarvi è semplice, ma al passo coi tempi.
La nota marca finlandese ha scelto di aumentare il coinvolgimento degli italiani in rete adottando un linguaggio vicino al mondo dei giovani: lancia un video contest, con tanto di lezione di Mr. Garrison da Amici della De Filippi, chiedendo ai giovani di imparare una coerografia, ballarla, farne un video e mandarlo alla Nokia. L'obiettivo? Entrare a far parte del nuovo video di Rihanna.



L'iniziativa a mio avviso va da un lato encomiata, perché vive sull'idea alla base del web moderno: chiedere alle persone di fare quello che online sanno fare meglio, generare UGC; mettere in mostra le proprie abilità; seguire il proprio cantante preferito cercando di avvicinarlo (in questo caso cercando di entrare a far parte del suo prossimo video).

L'unica nota stonata dell'operazione, a mio avviso, risiede nel fatto che per partecipare bisogna necessariamente postare il video all'interno della piattaforma Nokia, magari rispondere semplicemente al loro video contest su YouTube avrebbe portato a una maggior diffusione dell'iniziativa online, calando le barriere all'accesso del pubblico di riferimento.

Voi cosa ne pensate?

23 febbraio 2010

Studiare nell'università italiana (consigli)

Sono un laureando, ancora per poco, spero, perché dopo lo status di laureandi si dovrebbe passare automaticamente allo status di laureati.
Dato il mio stato transitorio posso ancora considerarmi uno studente, più specificamente uno studente di scienze della comunicazione, indirizzo brand management.
Voglio dare, in questo breve post, alcuni consigli utili su come si fa a laurearsi in tempi decenti. Alcune chicche che nella mia tesi di laurea non potrò scrivere, alcuni ringraziamenti che nelle mie dediche non potrò inserire:

  1. cercate di divertirvi a lezione; con gli altri, col professore, con l'argomento della lezione. Interagendo in classe ho appreso spesso il triplo che nello studio a casa. Certo, non vale per tutti i corsi o per tutte le lezioni.
  2. trovate qualcuno per studiare insieme e preparare gli esami (grazie a tutti)
  3. fate tesoro di quello che leggete/ascoltate/visitate durante la vita accademica di tutti i giorni, potrebbe essere veramente utile quando poi sosterrete un esame;
  4. le prime persone che incontrate quando arrivate in Università, i primi giorni, saranno quelle con cui di solito vi vedrete di più, quindi sceglietele bene;
  5. non importa quanto vi pianificherete l'esistenza, vi ritroverete sempre a due settimane dell'esame senza ancora aver aperto libro
  6. cercate di capire sempre il lato debole del vostro professore/assistente, potrebbe davvero fare la differenza tra una bocciatura, un voto basso o un voto alto;
  7. fottersene dell'etica a volte aiuta in un esame, ma farlo a spese altrui, MAI.

21 febbraio 2010

Perché Sanremo è Sanremo

Non ho seguito approfonditamente il festival, per i motivi che i lettori più assidui del mio blog immaginano, ma il fatto che vorrei sottolineare da studente di comunicazione è che quest'anno il Festival di San Remo non è stato altro che una riedizione dei reality show di maggior successo della scena televisiva italiana.



Il concetto che volevo esprimere è stato già espresso, meglio, dal mio amico blogger SigurRos, nel suo ( ) che invito tutti voi a leggere.

Questo il post, che cito nei punti più interessanti:

Probabilmente San Remo non è mai stato un evento musicale e chi lo organizza oggi, sicuramente non ha l'interesse che lo sia. Nel caso in cui si considerasse la musica come cultura, la conseguenza è che la cultura annoia e in tv non va bene. Nel caso in cui la musica non venisse considerata cultura (questo è quanto pensa buona parte del Paese), la conseguenza è quanto avviene nel Festival: un evento mediatico, specificamente televisivo.
Magari poi anche quest'anno, qualche canzone salvabile c'è pure (Cristicchi? Noemi?). Ogni anno qualcosa c'è (sembra sempre meno). Ogni anno si ricorre alla formula "questa non è male, c'è di peggio". Anche questo è sintomo della qualità infima delle proposte. Ma dicevamo, ciò non interessa. Anche dei vincitori non è mai fregato a nessuno, se non la prima settimana.
Visto che siamo in tempo allora parliamone. Valerio Scanu, Emanuele Filiberto-Pupo-Tenore, Marco Mengoni. Tutti e tre sono prodotti televisivi, non musicali, in perfetta sintonia col ragionamento di prima.
Il risultato del televoto è coerente: le tre proposte hanno ampiamente sfruttato il meccanismo.
Scanu viene da Amici e non l'ha nemmeno vinto; Mengoni viene da X-Factor; Pupo è un conduttore televisivo, mentre Emanuele Filiberto non è il Principe, bensì "il vincitore di Ballando con le stelle". La Repubblica Italiana è salva quindi(?)... (continua)

15 febbraio 2010

John Ashfield e Wordpress - La mia opinione è no, grazie...

Re-posto una spinosa situazione, che sta girando sui social network e sul web da tutto il pomeriggio, capitata alla mia amica Sybelle.

Scrive Sybelle su Friendfeed:

«Il 5 Aprile ho pubblicato un post in cui analizzavo una campagna stampa di John Ashfield, brand d’abbigliamento italiano ma dal sapore inglese, dopo averla vista per mesi pubblicata su una rivista.


Nei commenti intervengono ex dipendenti e attuali presunti manager di John Ashfield che iniziano a dibattere, nonchè altri possibili clienti che chiedono ulteriori informazioni.

Venerdì sera un amico mi avverte che il blog è inaccessibile: scrivo a Wordpress e mi viene chiesto (in inglese) di rimuovere dal post tutto ciò che non posso certificare come vero.

Nel mio post sono contenenti opinioni sulla campagna stampa (che ritengo sia carente da certi punti di vista), ma ripeto: opinioni. Credo che il post sia stato segnalato (non so bene da chi, ma un’idea ovviamente ce l’ho) ma che non sia stato letto da qualcuno che conosce l’italiano».

Forse il post è stato oscurato per un commento:

«Conosco l’azienda, ci ho lavorato (la più tremenda esperienza lavorativa della mia vita). Si spacciano per “british” in realtà il prodotto è elaborato in una sorta di garage nella provincia di Forlì, e relativi piani superiori di una ex palazzina d’abitazione.La produzione vera e propria, poi, è fatta perlopiù in Bangladesh e relativi Stati dove la manodopera costa un fico secco… Campano sostanzialmente di outlets dove l’ignaro cliente crede di acquistare un prodotto britannico od anglosassone, a prezzi anche contenuti e illudendosi di risparmiare (non sapendo che, la camicia pagata 25 euri, ne è costata a malapena 5 o 6 fra tessuto e confezione).
E’ anche vero che questo modo di fare oramai ha preso piede un po’ per tutti i marchi, però loro, per quel brutto periodo che mi hanno fatto passare, meritano di essere descritti per quello che sono… tutto qui..
(ah, le campagne fotografiche sono “bricolage”, se le fanno da soli in un stanzetta della “ditta”.. Non mi aspetterei nulla di più di quel che han proposto… almeno è esemplificativo di quello che sono loro, della loro essenza vera».

(Qui la cache del post scomparso, grazie a Wolly e grazie a Piovono Rane)

6 febbraio 2010

Perché è difficile scrivere una tesi: parte seconda

Avevo già parlato del fatto che scrivere una tesi di laurea, per me, è un po' come morire; e in questo momento mi sto rendendo conto che anche dopo aver scritto la bellezza di 200 pagine, ricche di contenuti, immagini, elenchi puntati e proposte; la parte difficile non è ancora finita.



I relatori, questa stranissima razza che si sveglia sempre a 20 giorni dalla consegna definitiva del tuo lavoro (non un giorno prima), richiedono a noi studenti dopo la fase di produzione dei contenuti una fase altrettanto delicata (e un po' noiosa, per usare un eufemismo): la messa a punto della forma.

Non basta scrivere, per loro, non basta correggere e formattare il testo curandone la resa grafica, no. Bisogna cercare di elaborare e strizzare ciò che si è scritto in schemi ed euristiche interpretative.
Ah, e ovviamente arricchire il tutto con un fantastilione di note a piè di pagina di libri che si è a malapena aperto, di didascalie a prova di ebete a ciascuna fotografia, grafo o tabella inserita nel testo.

Durante una pausa del mio lavoro serale (e oltreutto nel week-end) mi sono domanto: ma perché?

La risposta, stando alla motivazione fornita dagli stessi relatori, è che tanto "nessuno le legge le tesi che scrivete", però tutti danno un occhiata approssimativa alle pagine della tesi dello studente del collega, e il modo migliore per catturare l'attenzione è un bello schema riassuntivo, in grado di spiegare le 50 pagine precedenti, con una bella didascalia (sempre a prova di bamboflesso) che ridice esattamente il contenuto delle 50 pagine, ma in breve, per non annoiare il professore.
Il risultato, è non far perdere la faccia al proprio relatore, anzi, magari fargli fare una bella figura.

Ma allora, se annoia il professore, se annoia il relatore, se annoia il controrelatore, se annoia tutti, perché continuare a perdere tempo con questa farsa?

Santo cielo, è una farsa, una stupenda messa in scena per tutti.
Se il focus della scrittura di una tesi fosse esclusivamente sulla capacità di produzione scritta, come qualcuno mi aveva fatto notare in rete, potevo ancora capirlo ed essere daccordo.
Ma se tutti gli sforzi che adesso mi vengono richiesti sono nel cercare di dare un taglio grafico editoriale accattivante per il lettore occasionale e superficiale (guarda un po', proprio quello che farà parte della commissione e che teoricamente dovrebbe essere lì per valutare il mio lavoro) si capisce che l'obiettivo che sta dietro alla tesi di laurea diventa semplicemente quello di impressionare la commissione con della fuffa.

E io, onestamente, di tutta la fuffa dell'università italiana, mi sarei rotto anche un bel po' i cohones.

3 febbraio 2010

From Cool to Good


Ieri pomeriggio sono stato al convegno/seminario "From Cool to Good" organizzato dall'Università Bicocca e dal professor Goetz, mio docente di e-branding nella laurea specialistica in brand management.


Moltissimi gli spunti interessanti a cui ho assistito, cito in ordine sparso:

  • il presidente di Assotravel Lombardia ci ha spiegato che il turismo inteso nel senso classico come "metti una serie di persona su una spiaggia assolata a fare le lucertore 9-10 ore al giorno" non esiste più; le agenzie di viaggio devono quindi innovare la loro offerta arricchendola di proposte esperianziali fatte di proposte di cultura, e non solo di svago;
  • il turismo sostenibile è un trend importante, Raffaella Caso, curatrice del blog Greenstep, ha infatti esposto un po' di cifre su questo nuovo fenomeno di vacanza sostenibile e intelligente, alla ricerca dell'avventura e del rispetto per l'ambiente, la società e l'economia dei paesi che vengono visitati;


  • ho scoperto l'esistenza di qualcuno che ancora si ricorda dell'esistenza dei newsgroup e delle bbs e per questo mi sono sentito vecchio, lo ammetto;
  • ho assistito interessato alla presentazione sulle reti di imprese di Andrea Rossi, fondatore di innovActing, una forma di aggregazione utilizzabile dalle pmi italiane per aggregarsi e condividere fasi importanti della loro catena del valore (come la ricerca e sviluppo?) se ne parla meglio su Marketing Usabile;

  • ho assistito alla presentazione del caso Ermes.net, community realizzata per promuovere i valori del turismo sostenibile, luogo di incontro tra operatori del settore turistico e potenziali viaggiatori interessati a scoprire nuovi modi di andare in vacanza. La piattaforma, che si propone come un nuovo social network, mi ha ricordato alla lontana una sorta di tripadvisor, specializzato però sulle forme sostenibili di viaggiare: a Roma in questi casi si dice CBCR (cresci bene che ripasso);


  • Ermes.net ha presentato anche il video contest From Cool to Good, che dava il titolo alla conferenza, a mio avviso si tratta di un buon esempio di come sia possibile realizzare una modalità innovativa per promuovere un nuovo social network. Ermes ha infatti invitato gli utenti registrati, e anche il popolo dei videomaker (con la collaborazione del network motiongraphics.it) a realizzare un video in motion graphic sul tema del turismo sostenibile.
Il convegno è stato chiuso da interventi di carattere più teorico, e ho trovato molto interessanti gli spunti lanciati dal professor Massarenti, sulle tecniche di predizione del comportamento di una community, mutuate dal calcolo probabilistico di Poisson.

Questo il video brief dell'iniziativa, magari qualcuno di voi vuole vedere come va a finire... :)

29 gennaio 2010

Advertising geniale, advertising non geniale

Ho letto su vari blog, e su più di un profilo sui Social Network, reazioni molto entusiaste per questa campagna di una nota marca di whiskey scozzese:



A me non ha fatto impazzire perchè la ritengo fondamentalmente una demo di prodotto, dall'ottima esecuzione dipesa in gran parte dalle capacità di un attore, Robert Carlyle, che stimo moltissimo; ma pur sempre una demo che porta avanti il concetto di brand senza innovarlo e senza un'idea creativa forte alle sue spalle.

Trovo geniale, invece, questo annuncio:



Voi che ne pensate?

22 gennaio 2010

Lo dicevo io...

Quindi anche gli inglesi si sono accorti di qualcosa che molti, moltissimi, tra cui anche il sottoscritto, pensavano sin da quando il Presidente del consiglio è stato colpito da una statuetta del duomo.

Come scritto da Libertà di pensiero i media inglesi stanno iniziando a rilanciare l'ipotesi che tutto l'attacco fosse in realtà una bufala, o quantomeno che la reazione sia stata spropositata rispetto ai danni effettivamente causati.

18 gennaio 2010

Operatori di telefonia mobile: non sarebbe ora di cambiare spot?

Scrivo queste riflessioni dopo un viaggio in treno, evidentemente il tempo passato nel Frecciarossa Milano Roma stimola i miei neuroni tantissimo.
In effetti quando non si ha la possibilità di fare le cose che si è soliti fare per passare il tempo (tipo cercare materiale online per la tesi, o cazzeggiare su Friendfeed) si pensa di più, e la mancanza di collegamento internet per il mio iPhone babbonatalato di recente mi ha fatto venire molte idee in mente.

Le butto lì, sparse, come quando si gioca a shangai:

1) Pagare 89€ per un treno è scandaloso;
2) Pagarli per un servizio che nel 2010 ancora non prevede Internet wifi a bordo, è ancora più scandaloso;
3) La rete telefonica mobile di questo Paese fa pena.

Ne parlavo l'altro giorno su Facebook con il mio boss, e non posso che dargli ragione. Con il collegamento in rete dati Vodafone ho passato due ore senza rete, mezz'ora con solo la linea voce, e il tempo rimanente con la possibilità di andare online.

Non conosco la situazione degli altri operatori, ma al momento sono dell'idea che i gestori debbano impegnarsi un po' di più per ampliare la copertura delle loro linee dati mobili. I motivi sono molteplci:
1) Internet era il futuro, ma adesso è il presente. Sono sicuro che il business di questo segmento crescerà paurosamente nei prossimi mesi, tutti i telefonini di nuova generazione vanno in quella direzione, e dopo un lungo periodo di tempo in cui le
differenze tra i vari operatori si sono misurate per le tariffe applicate credo sia giunto il momento in cui si torneranno a misurare per la qualità del servizio offerto.

A tal proposito butto lì una provocazione finale, che dona anche il titolo al post: i signori gestori invece di continuare a fare spot basati su tette e totti e su testimonial variegati, non potrebbero lanciare una seria campagna di ampliamento della copertura in tutto il paese e magari utilizzarla come concept in comunicazione?

Sarebbe a mio avviso un modo intelligente di differenziarsi e fidelizzare i propri consumatori, attirandone magari anche altri.

13 gennaio 2010

Scrivere la Tesi di Laurea Specialistica, è un po' morire...

Dedico questo post ai tanti, tantissimi studenti che come il sottoscritto stanno scrivendo la tesi di laurea, o che si stanno apprestando a farlo, o anche solo che vedono il traguardo da lontano.

La mia esperienza personale, da Studente di Comunicazione (prima Scienze della, ora sono passato al molto più vendibile Comunicazione e Strategia della marca e del consumatore) mi porta a dire che scrivere una tesi è una delle cose più mortali e annichilenti che esistano.

L'opinione vale specialmente per chi come me a partire dai 22 anni in poi vorrebbe anche iniziare a lavorare, a mettere cioè in pratica le cose che ha imparato sui banchi di scuola e nei corsi Universitari.

In un giorno le ore passate davanti al computer per chi svolge entrambe le attività di tesi e di lavoro, diventano infinite, si allungano, arrivano anche fino alla tarda notte passata magari alla ricerca smodata dell'articolo giusto, della fonte, dell'aggancio che ti potrebbe essere utile per trovare la conclusione giusta per un paragrafo o per un capitolo

Io sostengo in questo mio blog, che in alcuni casi scrivere una tesi è una prassi obsoleta, qualcosa che andrebbe abolito, in quanto potenzialmente dannoso (nonchè inutile) per la vita e la crescita di una persona.

Fermi tutti, è ovviamente una provocazione, ma valutatela considerando la situazione di un laureando del nuovo ordinamento come me: ho scritto in questi anni la tesina della triennale (che sono diventate due nel mio caso, ma vabbè, tralasciamo le stranezze di Roma TRE); e adesso devo rimettermi a scrivere di nuovo un'altra tesi, molto più lunga delle precedenti, quando invece vorrei semplicemente darmi da fare, apprendere ancora di più, liberarmi da questo fardello chiamato Università e crearmi un'indipendenza e una capacità professionale in grado di far crescere me e chi mi sta intorno.

Qualcuno ha commentato che no, la mia considerazione, o provocazione, è sbagliata. Per loro è giusto far produrre a uno studente un tomo da 200 pagine almeno una volta nella vita; è giusto verificare la capacità di produzione scritta: benissimo, ok, rendetelo un esame, che ne so, chiamiamolo capacità di scrittura professionale, chiamiamolo come vi pare, ma non obbligate le persone a ridursi così nel bel mezzo del loro primo ingresso nel mondo del lavoro.

"Dannazione, sono in Università di Comunicazione, se non sono in grado di scrivere non mi dovete far laureare, non dovete permettermi di arrivare nel mercato del lavoro in una condizione tale da non essere in grado di mandare una mail a un cliente..."
Questo, il flusso di coscienza che continua a passarmi nella testa in queste ore.

Secondo il mio modestissimo parere - e ora finisco per tornare alle mie amare pagine notturne - andrebbe unificata la tesi di laurea di specialistica e triennale, è inutile farne fare una prima, una dopo... ma che vuol dire?

Andrebbe verificata a priori la capacità di produzione scritta di uno studente. Forse anche prima dell'iscrizione ai corsi universitari.
Andrebbe reso molto più chiaro l'iter attraverso il quale uno studente deve fare i suoi step di crescita personale, le Università ci richiedono di fare uno stage, che duri giusto quel piccolo lasso di tempo (dalle 250 ore in su) che consenta di fare esperienza, e che ti permetta poi di buttarti a capofitto nella tesi.
Tanto si sa, tutti nel mondo del lavoro sono lì che ti aspettano a braccia aperte, che proprio attendono il momento in cui avrai finito di citare milleduecento autori alla fine di un enorme documento che la maggioranza delle persone a cui potrebbe essere indirizzato non leggerà; e in cui moltissimi studenti (io, e molti miei colleghi) non credono più ormai da tempo.

11 gennaio 2010

Ciao Luigi...

Il mondo del lavoro è quel mondo dove quando arrivi in ufficio la mattina scopri che un tuo collega deve inaspettatamente salutarti.

E ci resti un po' così, con l'amaro in bocca, perchè non te l'aspettavi, perchè in fondo ti eri abituato bene, alle sue battute e al suo supporto quando ne avevi bisogno...

Perchè in fondo in questi mesi è diventato per te più di un collega, ma un amico.

Buona fortuna, sperando di rincontrarti presto!